GLI STUDENTI CAMPLUS CI RACCONTANO LA LORO ESPERIENZA
Un master con Samsung da 80 ore formative che "mira a formare un gruppo di giovani e brillanti problem-solvers che possano inserirsi con successo in contesti lavorativi aziendali".
Intelligenza Artificiale e Internet of Things al centro dei training a cui ha partecipato una selezione di studenti Camplus provenienti dalle facoltà STEM.
AMMISSIONI E PERCORSO
Samsung Innovation Camp ha coinvolto venticinque studenti dei collegi di merito Camplus, selezionati tramite:
1. test di ammissione (per il quale era richiesta una soglia minima di
15 punti su 55 domande a risposta multipla)
2. colloquio motivazionale.
Il contest prevedeva un percorso di 80 ore (che corrispondono a un master di 1° Livello) con professionisti di Samsung e docenti del Politecnico di Torino; in parallelo, lo svolgimento di un project-work di gruppo.
Alla conclusione del percorso, inoltre, una giuria ha assegnato un premio in denaro agli studenti che hanno svolto il lavoro migliore.
MERI E BEPI: "NE VALE DAVVERO LA PENA"
Camminando per il corridoio, non avevo prestato molta attenzione alla locandina del contest, ma sono stata costretta ad approfondire di che cosa si trattasse quando ho sentito l’entusiasmo con cui
ne parlavano Giuseppe Russo e Mariateresa Ursi.
Lui frequenta il corso triennale di ingegneria biomedica al Politecnico di Milano, lei il corso di Laurea Magistrale in Mechatronic Engineering al Politecnico di Torino. Giuseppe ha partecipato all’edizione del Samsung Innovation Camp del 2022 e ha vinto, con il suo gruppo, il premio per il miglior project work e Mariateresa ha partecipato all’edizione 2023 vincendo il premio individuale per il punteggio ottenuto al test
finale.
Ciao ragazzi, partiamo dalle basi: è stato difficile essere ammessi? Pensavate di riuscirci?
M: Non avendo avuto precise informazioni sugli argomenti presenti nel test,
non mi sono preparata con nessun materiale specifico e quindi temevo di non possedere conoscenze sufficienti ad affrontare la prova
che immaginavo estremamente complessa. Alla fine, però, sono riuscita a superare l’ammissione e a vivere questa fantastica
esperienza!
G: Inizialmente anche io avevo paura per il test ma, ad ammissioni terminate, mi hanno confessato che anche il colloquio motivazionale ha avuto un grande peso nelle valutazioni. Un incontro, cioè, in cui una professionista delle relazioni interne di Samsung mi ha posto una serie di domande per conoscermi e cercare di comprendere la mia personalità, per capire se avrei saputo lavorare in gruppo. Comunque devo confessare che, oltre al timore per il test, prima di essere ammesso al master non immaginavo neanche di poter ideare da zero, con altre quattro persone che non avevo mai visto
prima, un dispositivo efficace e realizzabile. Ora sto addirittura pensando di creare una startup con i miei compagni di gruppo!
Ecco, vi va di raccontarmi cosa avete ideato per i vostri project work?
M: Il mio meraviglioso team era composto da Giovanni Guastella, Federico Patacca, Giosuè Pinto, Edoardo Porcaro e Alessandro Rinaldi. Non è stato affatto semplice portare a termine il lavoro in
parallelo alle lezioni universitarie e devo dire che la mia forza è stato proprio il mio gruppo! Ho lavorato benissimo con i miei compagni, ci siamo collegati da remoto con frequenza settimanale e
anche due volte a settimana in prossimità della consegna del progetto. Siamo stati creativi rimanendo realisti, riuscendo a focalizzarci su azioni semplici per migliorare la dimensione domestica, favorendo la sostenibilità sociale ed ecologica, come richiesto. Il nostro progetto finale è “si scrive 𝝆-Bin, si legge Rhobin”:
- Rho (𝜌): ‘r’ greca per ‘rycle’
- Bin: cestino
Ovvero un cestino intelligente in grado di differenziare automaticamente i rifiuti attraverso un processo di riconoscimento
basato sull’AI e, in particolare, sul Deep Learning. Siamo orgogliosi di aver portato a termine la nostra idea, nonostante non sia stata quella vincente, perché ci abbiamo messo l’anima: tutta la nostra passione, curiosità e impegno, sfruttando le famose soft skills di team-working e intraprendenza.
G: I miei compagni di gruppo erano Francesco Alì, Alessandro De Matteis, Fabio Gigante e Giorgio Sidari.
OilUp è il nostro Project Work, con motto "Save Oils, Save The Planet".
Individuati i punti critici dell’attuale sistema di smaltimento dell’olio, l’obbiettivo è stato sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sia elevata la stima dei danni che esso provoca e crearne uno nuovo.
La nostra idea prevede:
- un apparato sensoristico con interfaccia esterna, anticamera e contenitore;
- un dispositivo IoT per la gestione della Graphic User Interface;
- un meccanismo di Clustering delle Zone e Ottimizzazione dei Percorsi
con sistemi di reinforcement learning a supporto delle aziende di smaltimento.
Siamo stati convinti e puliti fin da subito, siamo riusciti a conciliare tuti i
nostri impegni, anche sacrificando il nostro tempo libero, ma ne è valsa assolutamente la pena! E devo riconoscere che la premiazione presso la sede Samsung di Milano è stata molto emozionante.
Loghi realizzati dai ragazzi per i loro progetti
E invece che mi dite delle lezioni? Quale è stata la vostra “materia” preferita?
M: Il motivo principale per cui mi sono iscritta al contest era approfondire le mie conoscenze nell’ambito IoT, AI e Machine Learning. Non mi sorprende, quindi, che le lezioni che mi hanno vista maggiormente interessata sono proprio quelle riguardanti questi argomenti, tenute da Flavio Giobergia (professore associato del Politecnico di Torino). Ne ho approfittato, soprattutto, per rubare un po’ di dettagli pratici che fatico a trovare tra i banchi dell’università.
G: Per me le parti più forti sono state quelle che, con ogni probabilità, non avrei mai avuto occasione di trovare nel mio corso di studi se mi fossi fermato ai soli esami. Le lezioni riguardo Design thinking (dal brainstorming alla realizzazione di un progetto) e Business Model Canvas (modello di gestione
strategica) sono state le mie preferite perché mi hanno offerto delle abilità completamente nuove, insegnandomi come visualizzare un’idea da zero: dal relazionarsi con il proprio gruppo per sfruttare le potenzialità di ogni membro fino alla gestione dei rapporti con le aziende e la valutazione dei costi.
Quanto è stato utile il confronto con gli esperti? Cosa avete imparato da loro?
M: Ho avuto la grande occasione di ascoltare sia dipendenti Samsung che esperti esterni: dalla testimonianza di Paolo Bergamo, CEO di OverIT; al dialogo con Riccardo Meggiato, consulente in Cybersecurity e Digital Forensic; fino al motto di Jacopo Perfetti: “Creo robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non
sanno (ancora) scrivere” che ci ha raccontato la sua esperienza con l’Intelligenza Artificiale
Generativa.
G: Parlando con il team di Samsung ho scoperto che la maggior parte di loro adesso ricopre un ruolo completamente diverso da quello per cui era stato preso. Mi sono reso conto che noi studenti tendiamo ad essere troppo concentrati sui voti o sugli anni che impieghiamo a laurearci e rischiamo
di non dare abbastanza importanza al fare esperienza: le aziende cercano persone che sanno fare cose, persone che sono duttili e curiose.
Se vi chiedessi di dare un consiglio ad uno studente Camplus che sta decidendo se partecipare o meno
al contest?
M: Assolutamente rischiare!
Certo, richiede tempo e impegno
ma conviene buttarsi! Di sicuro,
non c’è motivo di farsi frenare
dalla paura di “non essere
abbastanza”: la bellezza del
contest è che ciascuno dei
partecipanti ha un background
diverso e quindi può arricchire
l’altro, in un continuo dialogo tra
le differenze. Inoltre, lavorando
in gruppo, ho imparato che non
si è mai abbastanza per sé stessi
ma con gli altri si supera ogni
aspettativa.
G: Proprio perché è una possibilità aperta a studenti con formazioni diverse, può capitare che alcuni
temi risultino facili da trattare per chi in quell’argomento ha una preparazione specifica. Il mio consiglio per chi parteciperà nei prossimi anni è, però, quello di non dare niente per scontato: la
sfida sta nel trovare una nuova lezione da portare a casa ogni volta. E in generale, a tutti gli studenti Camplus (anche quelli che non sono di area STEM) consiglierei di sfruttare ogni occasione,
partecipando ad ogni attività, specialmente quelle che sembrano non avere nulla a che fare con il proprio percorso. Ogni volta che qualcuno mi fa una domanda, io resto a parlare delle ore perché è quello che mi piacerebbe facessero con me nella situazione contraria: anche scambiare due parole con uno studente che ancora non conosciamo potrebbe riservare grandi sorprese. Siamo menti geniali in Camplus, è solo che non ce ne rendiamo conto.
Ha proprio ragione Bepi, scambiare due chiacchiere può trasformarsi in una grande scoperta: menomale che ho fatto questa intervista!