"Quelli che non sanno cambiare la propria mente non possono cambiare nient’altro"
George Bernard Shaw.
Il 15 e il 16 novembre scorsi il Career Service di Camplus ha organizzato un workshop online sulla creatività e il pensiero divergente con ALTISENSI.
COS’È ALTISENSI
ALTISENSI è una start-up nata nel 2018 per iniziativa di Paola Maria Sala e Marianna Brescacin, che, durante il loro percorso di studi universitari filosofici, si sono rese conto che la filosofia è in grado di offrire uno sguardo nuovo e diverso sulla realtà. Così hanno cominciato a lavorare soprattutto nelle scuole per educare la mente a questo sguardo, perché il pensiero creativo si può acquisire e allenare e il pensiero divergente può spesso aiutare a uscire da situazioni ostiche e difficili.
IL WORKSHOP
Il workshop si è tenuto in due appuntamenti serali lo scorso novembre e ha visto la partecipazione di studenti e studentesse provenienti da tutta Italia. Entrambi gli incontri hanno previsto l’interazione attiva degli studenti con le due relatrici attraverso giochi, attività e lavori di gruppo. In questo modo hanno potuto sviluppare alcune fra le soft–skills maggiormente richieste sul mercato del lavoro, quali la capacità di lavorare in team e il problem solving.
All’inizio i partecipanti hanno ascoltato le parole di Paola Maria Sala, che nella sua tesi di dottorato ha affrontato il tema della creatività e del pensiero divergente. La relatrice ha spiegato che la mente in realtà è naturalmente predisposta al pensiero creativo, ma la società in cui viviamo, l’educazione scolastica rigida e altri fattori esterni spesso limitano fortemente questa abilità: è questo il motivo per cui gli adulti sono di solito meno creativi rispetto ai bambini, che invece con la sola fantasia riescono a crearsi mondi impossibili e immaginari.
GLI ESERCIZI
Alla “teoria” è stata affiancata la pratica, che ha previsto prima una serie di giochi, poi un breve lavoro di gruppo. «Scrivi tutte le cose verdi che ti vengono in mente» è stata la prima consegna, finalizzata ad allenare la fluidità e la flessibilità della mente. Ogni partecipante ha pensato a un numero di cose verdi basandosi sulla propria esperienza, sulle cose che vede durante la giornata, su quelle presenti nella propria camera… La quantità numerica delle cose pensate è la fluidità, mentre le categorie a cui appartengono rappresentano la flessibilità. Non esistevano risposte giuste o risposte sbagliate. Ed è stato proprio questo il bello degli esercizi: nessun ragazzo si è sentito messo sotto pressione, perché le relatrici hanno messo tutti a proprio agio e hanno sottolineato come in realtà la mente umana funzioni in modi estremamente diversi.
La consegna che forse ha messo un po’ più in difficoltà è stata la seconda: «Scrivi tutti i modi in cui potresti usare una sedia», che invece stimola l’abilità del problem solving perché allena la capacità di pensare alternative diverse per la stessa cosa. Da studenti, la prima cosa a cui tutti hanno pensato è stata inevitabilmente lo studio o la lettura e, in ordine di comparsa, il pranzo, la cena e il gioco con le sedie e la musica. Ma poi ognuno ha scavato nei meandri della propria mente e ha elencato una serie di giochi che i bambini spesso si inventano e che prevedono l’uso delle sedie. È stato interessante vedere come la mente, se stimolata, può riportare alla luce eventi che crediamo di aver dimenticato. Io, tra i partecipanti, ad esempio, ho pensato a quando da bambina creavo delle vere e proprie ‘case’ con le sedie e immaginavo di viverci.
Fondamentale è anche la componente emotiva: «Che cosa succederebbe se una mattina mi svegliassi rimpicciolito». L’immedesimazione con Pollicino ha sollecitato l’empatia di ogni ragazzo. Ognuno ha pensato a cose diverse, come entrare nella serratura per esplorarne il meccanismo.
Il primo incontro si è poi concluso con l’invito a collegare delle linee parallele su un foglio bianco. È stata straordinaria la varietà di disegni fatti: paesini, vignette, villaggi etc. E c’è stato anche chi ha arricchito la propria opera con dei colori.
IL LAVORO DI GRUPPO
Nel secondo incontro i ragazzi sono stati invitati a scrivere in autonomia l’inizio di una storia a partire da cinque parole assegnate. In seguito, sono stati più volte divisi in gruppi, con l’invito a continuare la storia utilizzando una parola sempre diversa, assegnata da Paola o da Marianna. La storia da continuare era sempre quella del componente più giovane del gruppo. La varietà di menti al lavoro ha fatto sì che uscissero fuori racconti diversissimi e ricchissimi, frutto del lavoro dell’intero gruppo.
LA FORMAZIONE
Dal punto di vista della formazione è stata una delle attività più stimolanti che Camplus abbia organizzato nella prima parte dell’anno accademico 23-24. Grazie a questa esperienza, i ragazzi hanno messo alla prova le proprie abilità cognitive e hanno compreso che in realtà a volte basta solo cambiare un po’ la prospettiva: le cose spesso non sono mai come le vediamo all’inizio, o bianche o nere, ma presentano una lunga scala di grigi. Quante volte, in fondo, capita di sentirsi spaesati e disorientati di fronte a una situazione che sembra irrisolvibile, ma in realtà basta soltanto cambiare punto di vista?
Camplus, d’altronde, è anche questo: un posto dove la mente trova di che nutrirsi e dove ogni studente impara ad aprirsi a nuove realtà e a nuovi modi di vedere il mondo.
Articolo a cura di MARIA FRANCESCA MORTELLARO, studentessa del Camplus Bononia.